Vaccini e vaccinazioni

Malattie, vaccini e la storia dimenticata (Dissolving Illusions)

Malattie, vaccini e la storia dimenticata (Dissolving Illusions)
  • Autore: Suzanne Humphries e Roman Bystrianyk
  • Editore: Il leone verde Edizioni
  • Pubblicazione: 2018
  • Pagine: 500
  • ISBN/EAN: 9788865801949
  • Sinossi di Corvelva:

Il libro "Malattie, vaccini e la storia dimenticata (Dissolving Illusions)" vuole accendere un riflettore su un pezzo della storia della salute pubblica che, nonostante i vaccini siano sempre messi sul piedistallo nella versione ufficiale, merita di essere guardato con occhi nuovi e un po’ più curiosi. Suzanne Humphries e Roman Bystrianyk, gli autori, ci prendono per mano e ci trascinano in un viaggio indietro nel tempo, come due detective che vogliono capire cosa è successo davvero. Qui non si canta solo l’ode ai vaccini: il loro obiettivo è mettere a confronto i progressi sanitari – quelli legati a cose come l’acqua pulita – con il ruolo che i vaccini hanno avuto davvero. E lo fanno con uno sguardo critico, pieno di dati e prove, che ti fa fermare e pensare. Perché, sai una cosa? Già dal XIX secolo i tassi di mortalità per malattie infettive stavano crollando, e questo succedeva prima ancora che i vaccini entrassero in scena. Ti viene da chiederti: siamo sicuri che siano stati solo loro i grandi salvatori?

Un viaggio tra numeri e vecchie storie

Questo non è un libro che ti racconta le cose in fretta e furia. È costruito su una montagna di informazioni concrete: statistiche dettagliate, grafici chiari, foto d’epoca che ti fanno quasi sentire l’odore delle strade e un sacco di citazioni prese pari pari da documenti medici e storici di un tempo. Gli autori hanno fatto un lavoraccio, scavando tra carte e archivi e il risultato è un’analisi che non si limita ai soliti riassuntini da scuola. Ti dà una visione a 360 gradi di com’era la salute in Occidente tanti anni fa, e lo fa con una ricchezza che ti cattura. Ci trovi testimonianze di medici dell’epoca, studi dimenticati e numeri che parlano chiaro: malattie come il morbillo, la pertosse o il vaiolo stavano perdendo terreno non solo per le campagne vaccinali – che pure hanno fatto la loro parte – ma soprattutto perché la vita stava cambiando in meglio.

Pensa a cosa succedeva nei secoli passati: le città smettevano di essere cloache a cielo aperto, arrivavano sistemi fognari decenti, l’acqua diventava potabile e il cibo non era più un miraggio per molti. È una storia che ti apre gli occhi, perché ti fa capire che la salute non è solo una questione di siringhe. Gli autori ti spingono a riconsiderare quella narrazione classica che dipinge i vaccini come gli eroi assoluti che ci hanno “salvato” dalle epidemie. Non dicono che non servano, eh, ma insistono su un’idea più grande e che ci interroga sul fatto che forse dobbiamo guardare a tutto il quadro, non solo a un pezzo.

Il passato che riaffiora dalle carte

La magia di questo libro sta nel modo in cui tira fuori cose che quasi nessuno ricorda più. Le pagine sono piene zeppe di dettagli vivi: estratti di rapporti medici di duecento anni fa, grafici fatti con cura che ti mostrano il calo della mortalità e fotografie di città del XIX secolo o dei primi del Novecento che ti fanno quasi rabbrividire pensando a com’era vivere lì. Gli autori non si sono limitati a leggere qualche libro, hanno passato anni a frugare tra biblioteche polverose e archivi medici. Ti ricostruiscono passo passo come l’Occidente affrontava le epidemie e gestiva le crisi sanitarie, e lo fanno con una precisione che ti lascia a bocca aperta.

Prendi i dati sulla mortalità infantile, per esempio – una delle parti che mi ha colpito di più. Ti accorgi che il numero di bambini che morivano per malattie infettive stava già scendendo prima che i vaccini arrivassero. E sai perché? Perché le città stavano diventando posti più vivibili: l’igiene migliorava, le case non erano più tuguri gelidi e la gente iniziava a mangiare qualcosa di decente. È tutto lì, nei numeri e nei documenti ufficiali, e ti fa capire che forse abbiamo dato troppa gloria a una sola arma, dimenticandoci del resto dell’arsenale.

Quando la società si trasforma

Una delle cose che mi ha affascinato leggendo "Malattie, vaccini e la storia dimenticata (Dissolving Illusions)" è come il libro racconti la rivoluzione silenziosa delle condizioni sociali e ambientali. All’inizio, vivere in città era un incubo: gente ammassata come sardine, acqua che sembrava veleno, malattie ovunque. Poi, però, le cose sono cambiate. Sono spuntati gli acquedotti, le fogne hanno iniziato a funzionare, e piano piano la gente ha capito che lavarsi non era un optional. Gli autori lo dimostrano con statistiche e storie di quel tempo: meno infezioni, più anni di vita, e non solo perché qualcuno aveva inventato un vaccino.

Un occhio critico che non ha paura

Ecco dove il libro diventa interessante, e magari un po’ scomodo per qualcuno. Gli autori non si tirano indietro dal mettere in discussione l’idea che i vaccini siano stati i soli eroi della storia. Non li attaccano e ne riconoscono un ruolo , però ti chiedono di fermarti un attimo e guardare i fatti senza paraocchi. Dicono che forse certe verità storiche sono state messe in un cassetto, o raccontate sempre nello stesso modo, per far brillare una narrazione semplice e rassicurante.

È una posizione che può far storcere il naso, ma non è un’idea buttata lì a caso: è costruita su una base solida di dati, analisi e documenti che puoi quasi toccare leggendo. Ti lasciano con una domanda che ti ronza in testa: se le malattie stavano già calando prima che i vaccini arrivassero ovunque, chi ha fatto il lavoro pesante? È un modo per dirti che la salute non è una ricetta con un solo ingrediente, ma un piatto complesso dove l’ambiente, il cibo e la società contano tanto quanto una puntura.

Una storia che viene dal cuore

C’è anche un lato umano che rende il libro speciale. Non è solo un mucchio di numeri e fatti freddi na un percorso personale degli autori, soprattutto di Suzanne Humphries. Lei ti racconta la sua vita – anni passati a studiare, a scontrarsi con il mondo medico, a dire “aspetta un attimo” quando tutti andavano dritti per la loro strada. È una donna che ha avuto il coraggio di cercare la verità anche quando significava farsi nemici o passare per quella che rompe le scatole. E questa passione si sente in ogni pagina, rende il libro non solo un’analisi storica, ma una specie di diario di chi ha lottato per capire davvero.

Per me, questo lo trasforma in qualcosa di più grande: ti fa riflettere su cosa significa fare ricerca, su come la medicina e la scienza dovrebbero andare avanti in un mondo che cambia. Il mix tra i dati oggettivi e il racconto personale è perfetto – ti tiene incollato, perché senti che dietro ogni riga c’è una persona con una missione profonda.

I media e la “religione” dei vaccini

Un altro pezzo che mi ha fatto pensare è come il libro affronta il modo in cui ci viene raccontata la salute. Gli autori parlano di una specie di “culto dei vaccini”, un’idea pompata da istituzioni e media che a volte sembra non lasciare spazio ad altro. Secondo loro, questa narrazione ha finito per coprire cose fondamentali – l’igiene, l’ambiente, il modo in cui viviamo – che invece hanno avuto un peso enorme. È un richiamo a una comunicazione più sincera, che non si limiti a ripetere lo stesso ritornello, ma apra gli occhi su tutto quello che c’è dietro.

Mi piace questo invito e mi fa venir voglia di un giornalismo scientifico che non chiuda le porte, ma le spalanchi, che stimoli domande e non si accontenti di risposte preconfezionate. La salute, dicono, dovrebbe essere un sapere di tutti, non una cosa monopolizzata da pochi che decidono cosa dobbiamo pensare.

Numeri da guardare con curiosità

Il libro ti sfida anche a non prendere i dati per oro colato senza capirli. Ti mette davanti grafici e tabelle, sì, ma ti chiede di guardarci dentro, di vedere il contesto. Ad esempio, ti fa vedere che la mortalità per certe malattie calava già prima dei vaccini – e non è una cosa che puoi ignorare. È un modo per dirti di non fermarti alla superficie, di scavare un po’. E lo fa con un equilibrio che mi ha convinto: non ti impone una conclusione, ma ti dà gli strumenti per fartela da solo, e questo lo rende dannatamente interessante.

Anche se critica alcune idee sacre, il libro non è mai negativo o distruttivo. Non vuole solo smontare il mito dei vaccini: vuole proporti qualcosa di meglio. Ti parla di una salute che va oltre l’ago, che abbraccia l’ambiente in cui viviamo, quello che mangiamo, il modo in cui organizziamo la società. È una visione positiva, che ti lascia con la sensazione che possiamo fare di più, se solo ci guardiamo intorno con attenzione. Non è roba solo per medici o scienziati: è per chiunque vuole capire come funzionano davvero le cose e come possiamo migliorare, passo dopo passo.

Non aver paura di chiedere

Uno dei messaggi che mi porto via è questo: non accettare quello che ti dicono senza farti domande. Gli autori spingono medici, ricercatori e anche noi semplici lettori a non aver paura di dubitare, a cercare prove nuove, a mettere in discussione quello che sembra intoccabile. Dicono che trovare la verità è una strada dura, a volte solitaria, ma è l’unico modo per andare avanti. E lo dimostrano con la storia di Suzanne Humphries: una che ha avuto il fegato di andare controcorrente, scavando tra archivi e litigando con chi non voleva sentire. È un esempio che ti ispira, che ti fa venir voglia di prendere un libro e iniziare a cercare.

 Una storia su più livelli

Quello che mi colpisce di "Malattie, vaccini e la storia dimenticata (Dissolving Illusions)" è come riesca a intrecciare tante cose: la storia, la medicina, la società, l’etica. Non è una lettura piatta, ma un racconto che ti prende da angolazioni diverse, che ti fa vedere quanto siano complicate – e affascinanti – le cose. Ogni capitolo è pieno di dati e documenti, ma ti guida in modo chiaro, facendoti capire come tutto si collega: i vaccini, l’igiene, il modo in cui viviamo.

In un mondo dove spesso ti dicono cosa devi pensare, questo libro è come un respiro d’aria fresca. È un appello a non smettere di fare domande, a cercare da soli, a non lasciarsi zittire. Gli autori hanno avuto il coraggio di scavare nella storia e dire quello che molti non vogliono sentire, e lo fanno con una chiarezza che ti dà tutti gli strumenti per capirli. Non è solo un libro ma un invito a essere curiosi, a prendere in mano la tua testa e usarla.

Dal punto di vista dello stile è scritto come un’inchiesta vera, ma con il cuore di un narratore. Gli autori ti spiegano cose complicate con parole semplici, alternando numeri a storie personali e riflessioni che ti tengono lì. Ti sembra di sentire la puzza delle città di un tempo, di vedere i progressi che hanno cambiato tutto, e capisci quanto ogni passo conti.

Una lettura che ti cambia

In poche parole, "Malattie, vaccini e la storia dimenticata (Dissolving Illusions)" è un libro che ti apre la mente. Ti racconta il passato con rigore, ma ti lascia spunti per il futuro, con una visione positiva e costruttiva. È un invito a non fermarsi alle apparenze, a scavare, a capire. E il messaggio finale? La salute non è una magia che arriva da una sola cosa: è un insieme di fattori e sta a noi metterli insieme per vivere meglio.

Corvelva Staff

Corvelva
Corvelva da anni si impegniamo a promuovere la libertà di scelta in ambito vaccinale, informando e supportando le famiglie attraverso una rete di informazioni trasparenti e basate su dati scientifici. Sul nostro sito troverete studi, articoli e documenti aggiornati sul vaccini e salute