Un fiume diventato un laboratorio a cielo aperto in cui batteri resistenti agli antibiotici proliferano e rischiano di uccidere i soggetti più deboli anche in Italia; farmaci contaminati da una filiera senza controlli e poco trasparente; un sistema che in nome del risparmio mette a repentaglio la sicurezza sanitaria europea e mondiale: il viaggio di Report, in onda questa sera su Rai 3 e di cui possiamo dare una anticipazione, è una spiegazione di ciò che accomuna il recente ritiro di alcuni farmaci per la pressione (Valsartan, Losartan e l’Irbesarta) e per lo stomaco come (Zantac e Randil) a causa della contaminazione dei loro principi attivi e i decessi che si sono registrati in Toscana a causa di un batterio resistente agli antibiotici denominato “Nuova Delhi”.
Il problema dei battericidi: Contaminati da sostanze cancerogene in Paesi più poveri, generano anche organismi farmaco-resistenti
TUTTO INIZIA il 19 settembre quando l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, chiede alle aziende farmaceutiche di controllare i farmaci che producono perché potrebbero essere contaminati da nitrosammine, che anni di letteratura scientifica hanno identificato come cancerogeni e che attaccano il fegato, lo stomaco e l’esofago. Le “impurezze” si trovano in farmaci anche molto popolari e secondo le stime dell’Ema potrebbero causare un tumore ogni 3500 pazienti circa. Ma l’agenzia ammette anche che la portata non è quantificabile con precisione. Manca la qualità, mancano i controlli, le cosiddette Mdma non dovrebbero essere presenti neanche a soglie bassissime. Risalire la filiera di produzione è complicatissimo. I foglietti illustrativi riportano solo gli ultimi luoghi da cui si è mosso il lotto dei medicinali, ma in realtà i principi attivi per il 60% arrivano da paesi extra europei: India, Cina, Brasile, Armenia e Argentina. Ogni pillola, si spiega nell’inchiesta di Giulio Valesini, può avere componenti da 12 paesi e quattro continenti. Sull’opportunità di segnalare la provenienza dovrebbe decidere l’Ema, che però è finanziata all’80 per cento proprio dall’industria farmaceutica. Le aziende, infatti, sostengono che Cina e India siano i posti migliori da cui rifornirsi, da lì arrivano anche i principi attivi dei medicinali generici. La filosofia - dicono - è andare dove costa meno ma solo se i produttori sono bravi e verificati secondo gli standard europei. Peccato che le ispezioni sono “pilotate” oppure rilevino macchinari arrugginiti e condizioni igieniche insufficienti senza però apparenti conseguenze.
Così si arriva in India dove c’è la fabbrica della Saraca, una di quelle che vende la ranitidina contaminata utilizzata anche per i farmaci in vendita in Italia. È al centro di un di- stretto farmaceutico a sud dell’India, uno dei più importanti al mondo con 170 im- pianti. Qui c’è anche Aurobindo, il gigante indiano fornitore dei generici, ma soprattutto ci sono le aziende che forniscono i prodotti intermedi necessari per scatenare le reazioni chimiche che poi portano al principio attivo. Le telecamere di Report mostrano solventi chimici, sporcizia, macchinari arrugginiti, reattori, barili di plastica. “Non sembra igienico” dice il giornalista. “Noi qui facciamo semilavorati e seguiamo i loro standard - risponde il titolare -. Se ne seguissimo di più alti, i costi si moltiplicherebbero e la gente comune non potrebbe permettersi farmaci a costo più basso”. Mostra il sistema delle acque di raffreddamento, gli scarti finiscono nei fiumi. Inquinano e i sistemi di tratta- mento non sono efficaci.