Il pm Agata Consoli ha chiesto, invece, l’assoluzione di due cardiologi dello stesso reparto, Salvatore Adriano Azzarelli e Michele Giacoppo.
Nel processo, il primario deve rispondere di abuso d’ufficio e somministrazione di farmaci guasti. Una contestazione, quest’ultima, mossa anche agli altri due medici indagati anche per delitto colposo contro la salute pubblica. Nel procedimento l’ospedale Cannizzaro è presente come parte civile, rappresentato dall’avvocato Tommaso Tamburino, che si è associato alla richiesta della Procura e come responsabile civile, assistito dal penalista Franco Passanisi, per la posizione del primario del reparto, chiamato in giudizio da due pazienti, che sono parti lese. Prossimo appuntamento in tribunale il 17 dicembre, dove saranno protagonisti gli avvocati della difesa con le loro arringhe.
Dall’inchiesta sono usciti definitivamente due fornitori degli stent, Alessandro Pilo e Salvatore Costanzo, accusati di frode in pubbliche forniture, che sono stati assolti, su parere conforme della Procura, dal Gip in sede di processo col rito abbreviato.
Questa brutta storia si è verificata tra il 2010 e il 2012 e a farla emergere fu l'allora commissario regionale del Cannizzaro Paolo Cantaro. Era il 2013. E Cantaro, appena pochi giorni dopo essersi insediato, aveva registrato alcune anomalie nella gestione proprio degli stent nel reparto di emodinamica della cardiologia dell’ospedale. Da quel momento iniziò l’attività investigativa della procura di Catania che avanza la richiesta di rinvio a giudizio per tre medici: il primario Alfredo Ruggero Galassi e i due cardiologi dello stesso reparto, Salvatore Adriano Azzarelli e Michele Giacoppo.
Anche il Codacons è intervenuto in questo brutto caso di malasanità, presentando un dettagliato esposto alla procura di Catania dopo la segnalazione fatta all’associazione dei consumatori da parte dei figli di una donna deceduta nel 2010, qualche giorno l’installazione di uno stent. Nell’esposto-denuncia il Codacons ipotizzava i reati di falsità materiale e ideologica, omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio. I dubbi mossi dal Codacons si erano concentrati tutti sulla cartella clinica che, a detta dell'associazione, non riportava nessun riferimento allo stent inserito nel corso dell’angioplastica coronarica.