La Corte d’ appello di Orléans condanna Sanofi per i gravi rischi della depakine nelle donne incinte.
La casa farmaceutica Sanofi è condannata. “Libération” rivela oggi la decisione della Corte d’ appello di Orléans, emessa il 20 novembre, che coinvolge il produttore di Depakine, un antiepilettico ampiamente utilizzato per quasi cinquant’ anni.
Sanofi è condannata alla responsabilità civile per “difetto del suo prodotto“, e Sanofi deve “risarcire i danni subiti da una famiglia a causa dell’ esposizione del bambino in utero al valproato di sodio“. “Una decisione magnifica”, ha spiegato il presidente dell’ Association des parents d’ enfants souffrant du syndrome de l’ anticonvulsant.
All’ origine della rivelazione di questo scandalo, Marine Martin si rallegra che le posizioni difese dall’ associazione siano finalmente confermate:”Sanofi ha fallito nel suo dovere di informare e deve assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle migliaia di vittime di Depakine”. Malformazioni fisiche, disturbi dello sviluppo neurologico: gravi rischi per i nascituri, descritti fin dal 1970 nella letteratura scientifica, ma che non erano noti alle donne fino al 2015. La sentenza della Corte d’ appello di Orléans riguarda una coppia la cui moglie era stata sottoposta a trattamento antiepilettico fin dall’ età di 11 anni. In stato di gravidanza, gli fu consigliato di continuare il trattamento senza notificargli il rischio di malformazione del feto. Il suo bambino, nato nel 2002, aveva una sindrome generale malformativa (arti superiori e microftalmia).
Uno scandalo sanitario che coinvolge migliaia di donne incinte. Sono attualmente in corso diversi procedimenti giudiziari, sia civili che penali, nonché un’ azione collettiva avviata in maggio su iniziativa di Apesac, che rappresenta circa 4000 persone, metà dei quali bambini malati. La procedura, la prima in campo sanitario, è stata avviata nel mese di maggio. Questa azione, condotta in parallelo con un’ indagine penale a Parigi, si basa su quattordici casi di madri che hanno ricevuto Depakine durante la gravidanza tra il 1977 e il 2015.
3 milioni di euro in pagamenti compensativi
Un giudizio severo, ma infondo cosa sono 3 milioni di euro rispetto a quello che hanno guadagnato? Briciole. Considerando anche che, come riportato in “Liberation”, i pericoli del Depakine erano ampiamente noti dal 2002:”La presentazione del prodotto al paziente non offre la sicurezza che ci si può legittimamente aspettare“. Sanofi non può liberarsi dalle proprie responsabilità. L’azienda è quindi condannata a risarcire pesantemente non solo il bambino vittima del farmaco, ma anche i suoi genitori e sua sorella: quasi 3 milioni di euro. Sanofi è inoltre tenuta a rimborsare tutte le spese sostenute dall’ assicurazione per la malattia.
Charles Joseph Oudin, avvocato di Apesac, ritiene che questa sia una “fase cruciale”in cui Sanofi, costretta a ritirarsi dal suo esonero di responsabilità,”non può continuare a rifiutarsi di partecipare” al risarcimento delle vittime, sia nei procedimenti civili che nella procedura extragiudiziale di risarcimento istituita dinanzi all’ Ufficio nazionale per il risarcimento degli infortuni medici (Oniam).
Come da copione, Sanofi decide di andare alla Corte suprema.
Sapete, magari da un punto di vista regolamentare sarà stato tutto legale, studi di farmacovigilanza, approvazione sul mercato, nessuna prescrizione off label. E questo mi fa riflettere sul significato di legalità
Se qualcosa uccide ma rientra nel legale, che senso ha mettere questi confini?
E tanto per ricadere nel ripetitivo : la medicina è una scienza in fieri, quello che sappiamo oggi potrebbe non valere più domani. Quanti farmaci hanno avuto questo destino? Tanti, e troppe le persone che ne hanno sofferto.
Fonte: Medicinapiccoledosi.it
Fonte: ParisMatch.com