I promotori della SCIENZA, quella con la ESSE maiuscola o cikappiana per intendersi, stanno ultimamente passando notti assai movimentate e non certo per il caldo africano o le zanzare.
Difficile è pure immaginare la situazione emotiva di quei quattro poveretti che hanno firmato il ridicolo “Patto trasversale per la Scienza”, perdendo tempo e denari per costituire un’associazione (senza scopo di lucro) ma la cui missione è – pensate – la «promozione e la diffusione della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia al fine di superare ogni ostacolo e/o azione che generi disinformazione su temi scientifici».
Sono così convinti che lo hanno scritto nello statuto associativo: “Scienza e Metodo Scientifico”, avete letto bene? Il riferimento è alla cosiddetta “Scienza basata sulle evidenze”.
Ma entrando nel pezzo: cos’è successo di preciso in questi giorni?
È piombato dal cielo l’ennesimo scandalo nella ricerca scientifica, proprio quella “Evidence-based Medicine”. La Procura di Milano ha infatti appena concluso un’indagine giudiziaria che fornisce un quadro a dir poco allucinante: mega direttori galattici (con abat-jour fantozziana in pelle umana), super professoroni e luminari della scienza in pratica manipolavano i dati e documenti ufficiali (sul cancro ma non solo) per intascare milioni di euro da fondi pubblici, donazioni private e raccolta del 5 per mille.
Nonostante siano stati presi con le dita totalmente immerse nella dolce marmellata fino ai gemelli delle camicie, vedremo purtroppo che i manigoldi se le sono leccate e ripulite per benone prima dell’arrivo della magistratura…
La cosa ancor più indecente è che tali studi “taroccati” e “falsificati” sono stati tranquillamente pubblicati dalle più prestigiose riviste scientifiche del mondo!
È questa la SCIENZA DELLE EVIDENZE?
Nulla di nuovo all’orizzonte, anzi, si potrebbe affermare che questa è purtroppo la “normalità”, e ne sa qualcosa il dottor Richard Horton, capo-redattore della rivista “Lancet”.
Secondo Horton le pubblicazioni scientifiche si sono ridotte ad una mera «operazione di marketing travestita da scienza legittima. Le società farmaceutiche hanno trovato il modo di eludere le norme di controllo della revisione paritaria. In troppi casi riescono a seminare letteratura settoriale di lavori scientifici di bassa qualità che possono poi usare per promuovere i loro prodotti presso i medici. Le case farmaceutiche ci stanno imbrogliando. Ci arrivano articoli con su i nomi dei medici e spesso scopriamo che alcuni di loro sanno poco o niente di quanto hanno scritto».
Questo ultimo sistema abbastanza vergognoso, si avvale dei “Gost writer”, scrittori fantasma, cioè di dottorucoli totalmente sconosciuti che lavorano per le lobbies del farmaco e a pagamento redigono articoli scientifici che saranno poi firmati dal pezzo da novanta, dal grande accademico.
Se un articolo scientifico è firmato da Mario Rossi non ha un impatto interessante, ma se lo stesso viene firmato da un noto e rispettato primario allora assume una connotazione completamente diversa. Capita spesso, come ha spiegato perfettamente Horton, che molti baroni firmano gli articoli senza neppure averli letti, perché a loro la scienza disgiunta dai soldi e dalla fama, non importa!
L’ultimo scandalo
Gli ultimi luminari indagati sono: Pier Paolo Di Fiore (dell’IFOM, il centro di ricerca dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare), Alberto Mantovani (dell’Humanitas, l’istituto di ricerca e cura della famiglia Rocca), Pier Giuseppe Pelicci (dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia fondato da Umberto Veronesi), Marco Pierotti, Maria Angela Greco, Elena Tamburini e Silvana Pilotti (dell’Istituto Nazionale dei Tumori).
Quindi pezzi da novanta del Sistema medico sanitario.
I soldi provenivano dal Ministero della Ricerca, dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità e dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), quindi dalle nostre tasche, dai nostri risparmi.
Di cosa stiamo parlando? Soltanto nel periodo tra il 2005 e il 2012, le cifre movimentate sono state decine di milioni: 9,37 milioni Di Fiore; 3,06 milioni Mantovani; 1,48 milioni Pelicci e 3,60 milioni Pierotti. Quindi decine di milioni di euro per la ricerca sul cancro sono andati nei conti cifrati dei signori ricercatori.
«Dalla prima analisi di polizia giudiziaria sui centri di ricerca milanesi», scrivono i PM, «emergevano nove pubblicazioni, consultabili liberamente, che contengono manipolazioni, più o meno gravi, delle immagini attestanti i presunti esperimenti».
Altre indagini scoprivano «ulteriori 17 pubblicazioni che contenevano manipolazioni delle immagini».
La conclusione è shoccante: «sulle 32 analizzate, 25 pubblicazioni scientifiche sono risultate oggetto di manipolazione».
Stiamo parlando di una percentuale attorno al 78%: a dir poco sconvolgente. In pratica la maggior parte della ricerca è manipolata e funzionale a chi la finanzia.
In Italia però non esiste il reato
Gli scienziati iscritti nei registri dei reati dai PM Francesco Cajani e Paolo Filippini sono stati indagati per “falso in scrittura privata, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa”.
Dopo tre anni di inchiesta, i PM hanno concluso che i fatti sono stati accertati, le manipolazioni sono state provate, ma NON esiste in Italia un reato che permetta di mandarli a giudizio.
Quindi hanno dovuto chiedere al giudice dell’indagine preliminare, Sofia Fioretta, l’archiviazione del caso!
L’Italia è colonia dell’Impero, e difatti negli States i giudici hanno spesso condannato e mandato in carcere ricercatori che avevano manipolato studi o ricerche. Non è un caso infatti che le più pesanti multe comminate alle case farmaceutiche sono state firmate da giudici americani.
Da noi invece i “delinquenti accademici”, quelli che giocano con la “matematica creativa”, non solo non vengono licenziati, ma ricevono premi andando ad occupare posizioni professionali e sociali migliori di prima.
Scrivono in chiusura i due PM: «Le accertate manipolazioni, sia pure preoccupanti dal punto di vista dell’impatto scientifico, rimangono per l’attuale legislazione prive di rilevanza penale».
Sarà priva di rilevanza per l’attuale legislazione, ma queste sono gravità altamente rilevanti per la società umana: gli studi falsificati infatti permettono a Big Pharma di far entrare in commercio farmaci (chemioterapici) e veleni pericolosi.
Il caso del dottor Scott Reuben
Quello che la Procura ha scoperto è semplicemente il classico giochetto o meccanismo di truffa scientifica. Sono cose arcinote e risapute, e il caso del dottor Scott S. Reuben è l’emblema di tutto questo.
Scott Reuben è stato professore di anestesiologia e medicina del dolore alla Tuft University di Boston, e capo del Dipartimento per il dolore acuto al Baystate Medical Center di Springfield prima di essere condannato al carcere per frode sanitaria.
Il 7 gennaio 2010 ha ammesso candidamente di NON aver mai effettuato nessuna delle ricerche pubblicate a suo nome. La cosa strana è che ne ha pubblicate moltissime!
La Pfizer per esempio ha dato al medico ben 5 borse di ricerca tra il 2002 e il 2007, e i suoi studi hanno sostenuto l’antidepressivo Efexor come antidolorifico…
Si stima che i suoi “articoli scientifici” e le sue “ricerche” (mai fatte) pubblicate dalle principali riviste scientifiche del globo abbiano fatto da una parte incassare alle case farmaceutiche miliardi di dollari per farmaci come Vioxx, Celebrex, Efexor, Bextra, Arcoxia, Lyrica, Neurontin, e dall’altra milioni di morti per complicanze cardiache e non solo…
La rivista Scientific American ha chiamato Reuben, il Bernie Madoff in camice bianco (Madoff è il banchiere americano condannato per una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi: 65 miliardi di dollari).
È questa la Scienza basata sulle evidenze? Ma evidenze di chi?
L’unica cosa ampiamente evidente è che la “ricerca scientifica” è gestita e controllata da chi ha i soldi per farla: le società private. Nel campo medico dalle industrie chimico-farmaceutiche.
Soltanto le aziende private, a livello planetario, hanno i denari per finanziare la maggior parte degli studi, i cui risultati saranno successivamente pubblicati nelle riviste che contano, quelle con il più alto “fattore d’impatto” (impact factor).
Quindi quasi tutta la ricerca scientifica, a parte qualche caso sporadico, è manipolata e funzionale.
Se infatti la lobby paga una ricerca è scontato dire che i risultati non potranno discostare dalla linea generale: dovranno infatti allinearsi al volere dei committenti.
Per la vera ricerca questo limite è assolutamente devastante.
Quindi non sarebbe corretto parlare di “Scienza basata sulle evidenze”, ma semmai di “Scienza basata sulle convenienze”, dove però la convenienza non è nostra, ma di qualcun altro!
Fonte: https://www.effervescienza.com/informazione/i-falsari-della-scienza/