E’ scontro tra i pediatri sulla nutrizione dei bambini. Una battaglia dai toni aspri e che non è affatto accademica dal momento che coinvolge direttamente la salute dei nostri figli e che, particolare di non secondaria importanza, in ballo ci sono interessi economici rilevanti. Ad alzare i toni sono i pediatri dell’associazione Acp, l’Associazione culturale pediatri i quali in una nota denunciano: “Cibi industriali meglio di quelli naturali? Vietato disinformare“. Poi spiegano: “I pediatri ACP si dissociano dalla campagna AIIPA per promuovere negli studi pediatrici gli alimenti industriali per la prima infanzia e invitano i colleghi medici a non aderire all’iniziativa”.
Il riferimento è all’iniziativa della Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa, appunto) che è stata condivisa dalla Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e della Società italiana di pediatria (Sip), le due principali società scientifiche del settore. Si tratta di una campagna di comunicazione con il marchio “Nutrizione e Sicurezza Specializzata” nella quale un ruolo fondamentale svolgono due locandine-poster (nella foto) da distribuire e affiggere nelle sale di aspetto degli studi pediatrici.
I pediatri dell’ACP si dissociano dalle raccomandazioni sui vantaggi degli alimenti industriali specifici. In particolare, nella prima locandina si legge: “Gli alimenti per la prima infanzia sono prodotti specifici per lo svezzamento, pensati per le esigenze nutrizionali del bambino in crescita fino ai 3 anni e che per legge assicurano il rispetto di rigorosi standard di sicurezza alimentare e di tracciabilità, senza ogm, coloranti e conservanti”. L’Acp ritiene che “la validità di queste affermazioni sia ampiamente discutibile” e chiarisce: “Gli alimenti in commercio sono già controllati per legge e la filiera del prodotto fresco è validata dai ministeri dell’Agricoltura e della Salute: i medici non si facciano portavoce dell’industria, creando confusione nei genitori”.
Nella seconda locandina si legge: “Dopo l’anno il latte crescita contribuisce a fornire un apporto equilibrato di nutrienti, come ferro, calcio, vitamine, adeguato alle loro esigenze”. Anche qui l’Acp ha da molto da ridire: ribadisce innanzitutto che la Commissione europea “ha recentemente pubblicato un rapporto su quelli che sono impropriamente chiamati latti di crescita e che in realtà non sono latti né sono essenziali per la crescita”. Dal rapporto, ricordano i pediatri ‘dissidenti’ emerge che:
- Dal punto di vista nutrizionale, le formule per bambini nella prima infanzia non sono necessarie.
- Alcune formule per bambini nella prima infanzia possono inoltre contenere un tenore di alcune sostanze (ad esempio, zuccheri e aromi) non raccomandato per i bambini, tenendo presente il ruolo del consumo di zuccheri nel favorire lo sviluppo dell’obesità e l’impatto di zuccheri e aromi sullo sviluppo del gusto nei bambini).
- La commercializzazione di formule per bambini nella prima infanzia può in taluni casi essere considerata ingannevole, poiché solleva dubbi ingiustificati sull’adeguatezza nutrizionale degli alimenti freschi in commercio.
- Secondo l’EFSA-Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, tali prodotti non hanno un “ruolo cruciale” e “non possono essere considerati necessari per rispondere alle esigenze nutrizionali dei bambini” se confrontati con altri prodotti alimentari che possono essere inclusi nella loro normale alimentazione.
Per questi motivi l’ACP ritiene che le affermazioni riportate nelle locandine “siano ampiamente discutibili e invita tutti i pediatri italiani a non diffondere informazioni che possono disorientare i genitori”.
Il sospetto è che venga fatto “marketing sulla pelle dei bambini” e che i rapporti fra l’industria alimentare e certe associazioni non siano sempre trasparenti. La Fimp ad esempio è stata più volte denunciata dalle associazioni di consumatori mentre giusto un paio d’anni dodici pediatri liguri e toscani erano stati arrestati con l’accusa di corruzione perché facevano spudorata promozione dei sostituti del latte materno invece di consigliare l’allattamento al seno.