La valutazione del rischio del mercurio (Hg), sia nell'uomo che nella fauna selvatica, è resa difficile dalla grande variabilità dell'esposizione e degli effetti sulla salute. Sebbene il rischio di malattia derivi da complesse interazioni tra fattori genetici ("nature") e ambientali ("nurture"), la maggior parte degli studi sul mercurio si è finora concentrata esclusivamente sui fattori ambientali. Negli ultimi anni sono emersi studi basati sull'ecogenetica che hanno iniziato a documentare fattori genetici ed epigenetici che possono effettivamente influenzare la tossicocinetica o la tossicodinamica del Hg. Il presente studio passa in rassegna questi studi e ne discute l'utilità in termini di valutazione, gestione e politica del rischio da Hg e offre prospettive su aree fruttuose per la ricerca futura. In breve, studi epidemiologici su popolazioni esposte a Hg inorganico (ad esempio, dentisti e minatori) o metilmercurio (ad esempio, consumatori di pesce) stanno dimostrando che i polimorfismi in una serie di geni sensibili all'ambiente possono spiegare le variazioni nei valori dei biomarcatori di Hg e gli esiti sulla salute. Gli studi sui mammiferi (animali selvatici, esseri umani, roditori) dimostrano che l'esposizione al Hg è correlata a segni epigenetici come la metilazione del DNA. Queste scoperte stanno iniziando ad aumentare la comprensione dei meccanismi d'azione dell'Hg e, così facendo, possono aiutare a identificare i biomarcatori candidati e a individuare i gruppi o le fasi di vita suscettibili. Inoltre, possono contribuire a perfezionare i fattori di incertezza e quindi portare a valutazioni del rischio più accurate e a un migliore processo decisionale.