Quando si parla di tossine, esiste un parallelo inequivocabile tra biologia e politica: i bambini in via di sviluppo e le nazioni in via di sviluppo sono quelli più vulnerabili alle esposizioni tossiche. Questo inquietante parallelo è l'oggetto di questa revisione critica, che esamina l'uso e la distribuzione del composto a base di mercurio (Hg), il thimerosal, nei vaccini. Sviluppato nel 1927, il thimerosal contiene il 49,55% di Hg in peso e si scompone nell'organismo in cloruro di etile-Hg, idrossido di etile-Hg e tiosalicilato di sodio. Fin dai primi anni '30, sono emerse prove che indicano che il thimerosal rappresenta un pericolo per la salute degli esseri umani ed è inefficace come agente antimicrobico. Mentre i bambini dei Paesi sviluppati e prevalentemente occidentali ricevono dosi di vaccini per lo più senza o a ridotto contenuto di thimerosal, i bambini dei Paesi in via di sviluppo ricevono molte dosi di vaccini contenenti thimerosal non ridotto (TCV). Pertanto, il thimerosal ha continuato a far parte della fornitura globale di vaccini e la sua accettabilità come componente delle formulazioni vaccinali è rimasta incontrastata fino al 2010, quando le Nazioni Unite (ONU), attraverso il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, hanno avviato i negoziati per la stesura della Convenzione di Minamata sul mercurio, giuridicamente vincolante. Durante i negoziati, i TCV sono stati esclusi dall'elenco dei prodotti contenenti Hg da regolamentare. Di conseguenza, un doppio standard nella sicurezza dei vaccini, che prima esisteva per ignoranza e per ragioni economiche, è stato ora istituzionalizzato come politica globale. In definitiva, la Convenzione di Minamata sull'Hg ha sancito l'iniqua distribuzione del thimerosal esentando specificamente i TCV dalla regolamentazione, consentendo uno standard di sicurezza dei vaccini a due livelli: uno standard prevalentemente senza thimerosal e con thimerosal ridotto per le nazioni sviluppate e uno prevalentemente contenente thimerosal per le nazioni in via di sviluppo. Questa disparità deve essere valutata con urgenza come una potenziale forma di discriminazione istituzionalizzata.