Ricordate la macromolecola che abbiamo trovato nell'Infanrix Hexa? Quella che era indigeribile, e che non eravamo stati in grado di identificare?
Ecco il resoconto della sua analisi "MALDI-TOF" (metodologia chiamata in causa dai critici dell'uso della tripsina). Il risultato, in parole povere, ci dice che la macromolecola è una sorta di "buco nero" o spugna, che assorbe tutto ciò con cui entra in contatto.
Non è stato possibile "dividerla" né identificarne alcun contenuto.
Le conclusioni
Dalle analisi eseguite non è stato possibile identificare il composto ma rilevare alcune proprietà chimico-fisiche su cui porre attenzione:
- Insolubilità del composto in mezzi polari;
- Potenziale capacità del composto di aggregare e sequestrare composti presenti nella soluzione di natura organica;
- Composto non volatile anche se irraggiato con la luce laser del MALDI.
Significa che il composto è ad alto peso molecolare e costituito da un’unica grossa macromolecola apolare.
Le caratteristiche su menzionate sono tipiche di diversi composti tra cui:
- Resine funzionalizzate (utilizzate ad esempio nella variante della tecnologia MALDI denominata SELDI, proprio per la loro proprietà di non vaporizzare sotto l'emissione della luce laser);
- Composti macromolecolari a conformazione alterata, aggregata e ritentiva (insolubili con elevata resistenza alla digestione es: PRIONI).
Questo è quanto, ricordiamo che questa sostanza è stata trovata all'interno del più comune ed utilizzato esavalente per l'età pediatrica, in altre parole viene iniettato nei neonati obbligatoriamente.
Download: CORVELVA-Relazione-tecnica-MALDI-relativa-composto-insolubile-Infanrix-Hexa.pdf