Pandemia. Il business del terrore

Pandemia. Il business del terrore

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CORVELVA Papers 2 2020 IT webSiamo ormai avvezzi alla terminologia del contagio: SARS, suina e aviaria, ma anche morbillo e tetano, perché no. Afta epizootica e mucca pazza e cimurro; zika, malaria e peste. Quelle servivano ad addomesticare la plebe; ora la plebe va controllata.

Tutto è nato all’improvviso come nei migliori videogame o nei film apocalittici.  Le immagini delle zone colpite che riempiono i notiziari: cartacce svolazzanti in aria, figure sullo sfondo in tute bianche o gialle per il rischio biologico, città sovrappopolate con le strade ora deserte, scricchiolii di respiratori e corsie con gente ammassata, misure preventive e pendolari frettolosi con le mascherine… ma questo non è un film: questa è la più grande prova generale di controllo della popolazione.
Le parole chiave oggi sono poche, ma già ben scolpite nelle menti della gente: Wuhan, Coronavirus e Pandemia. Basta veramente poco per iniziare questo film, alla fine il set è stato bene allestito negli ultimi 3 anni con la questione del morbillo, le bugie e l’ignoranza dei politici hanno creato il terreno ideale e l’allarmismo dei media ha fatto il resto ma, questa volta, qualcosa è andato storto: il frame è troppo vistoso e la gente si fa troppe domande.

Veniamo a ciò che sappiamo della situazione ad oggi, fine gennaio 2020, e scrolliamoci di dosso tutti quei dettagli irrilevanti costruiti dal regista. Proviamo a snocciolare solo le notizie di cui abbiamo certezza, così da tentare di “entrare” nel film e vedere il dietro le quinte di questa pandemia di coronavirus, tenendo a mente che le cose sono in evoluzione.

Il primo caso accertato è del primo dicembre 2019[1]; inizialmente era solo una strana polmonite virale senza eziologia comparsa attorno al mercato del pesce di Huanan, sito nella città tentacolare di Wuhan, Cina centrale. In breve tempo, primi di gennaio, era stato identificato l’agente infettivo, un coronavirus classificato come 2019-nCoV.
Pesci, serpenti, pipistrelli e mammiferi sono stati i primi sospettati della zoonosi del virus e l’analisi dei codici proteici del virus 2019-nCoV, compiuta da un team di ricercatori dell’università di Pechino[2], aveva rilevato che si trattasse una ricombinazione del coronavirus del pipistrello con un coronavirus sconosciuto; è avanzata poi l’ipotesi che il miglior “serbatoio” di incubazione fosse il serpente[3], cobra nel nostro caso, almeno fino a quando i ricercatori Ewen Callaway e David Cyranoski hanno smentito categoricamente questa possibilità, con un articolo ben condensato di dettagli e pubblicato sulla rivista scientifica Nature.[4] Da questo momento il caos delle informazioni è regnato sovrano e, tra smentite e fughe di notizie, ci siamo trovati a dover ammettere che di certezze non se ne trovano ma le coincidenze, viceversa, abbondano.
Il 26 febbraio 2017 sulla rivista scientifica Nature venne pubblicato un articolo[5] dove si evidenziava la preoccupazione di una parte della comunità scientifica sull’apertura di un laboratorio, il primo cinese con un livello di sicurezza BSL-4, proprio a Wuhan: l’Immunology and Metabolism del Medical Research Institute. La preoccupazione era data anche dal fatto che il virus della SARS era già sfuggito diverse volte dagli impianti ad alto livello di contenimento di Pechino [6] e, soprattutto, il livello di libertà e apertura del governo cinese non permetteva di essere sicuri che questi laboratori non avessero un doppio scopo, ovvero ricerca e sviluppo di armi biologiche.

Sempre parlando di coincidenze abbiamo diverse fonti che, negli scorsi giorni, hanno puntato il dito proprio all’evenienza che il coronavirus fosse un’arma batteriologica militare, sfuggita dal laboratorio di Wuhan.
Paolo Liguori, noto giornalista italiano, se ne è recentemente uscito durante un telegiornale con dichiarazioni[7] che andavano proprio in questa direzione.
Paul Martin, un ex corrispondente estero ora residente a Hong Kong, in un’intervista[8] con l’eurodeputato inglese Nigel Farage, ha accusato la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, di mentire sulla reale situazione cinese.
Dany Shoham, biologo ed ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana, esperto di armi batteriologiche in Medio Oriente e Asia, in un’intervista al Washington Times[9] ha parlato dell‘esistenza di un laboratorio a Wuhan – considerato il focolaio del contagio – dove il governo cinese starebbe portando avanti un programma segreto di sviluppo di armi chimiche.
Ci fermiamo qui nel citare le fonti che aprono a questo scenario - già definito come cospirazionista dagli stessi media mainstream che lo avevano lanciato, ricordando però che le preoccupazioni pubblicate nel 2017 su Nature dal biologo molecolare della Rutgers University di Piscataway, Richard Ebright, sono divenute profetiche da quando si è aggiunto che lo stesso Partito comunista cinese ha rifiutato di consentire ad un team di esperti del Centers for Disease Control (CDC) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di intervenire in supporto alla pandemia cinese.[10]
In verità, dal nostro punto di vista, che gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  non vengano fatti intervenire in una (supposta) pandemia è quasi rassicurante - e la nostra memoria va alle grandi emergenze sanitarie vendute come pandemie come la mucca pazza, la suina, la sars e l’aviaria. Piani di emergenza planetari, guerra totale a questo o quel virus che potrebbe decimare la terra con tutte le ricadute economiche che questo comporta: milioni di dosi vaccinali - acquistate coi soldi degli Stati - poi buttate al macero, sistemi di sicurezza estremi, controlli serrati dove non ce ne sarebbe bisogno, miliardi di euro o dollari in fumo, psicosi generalizzata. Questo divennero le emergenze passate. E, alla fine, vere e proprie pandemie non se ne sono ancora viste.[11]
Ci sarebbero da scrivere libri sull’OMS, ma vogliamo solo accennare all’indagine[12] del 2010 del British Medical Journal e del Bureau of Investigative Journalism dove si evinceva che i principali scienziati che consigliavano all'Organizzazione Mondiale della Sanità di pianificare una pandemia influenzale avevano svolto un lavoro retribuito per le aziende farmaceutiche, le quali stavano guadagnando dalle stesse linee guida che essi preparavano. Questi conflitti di interesse non sono mai stati divulgati pubblicamente dall'OMS, e la stessa archiviò le indagini sulla sua gestione della pandemia A/H1N1 come "teorie cospirazionistiche" (è una pura coincidenza che sia altrettanto “cospirazionista” porsi dubbi sulla genesi del coronavirus di Wuhan e della reale situazione in Cina).
Nel descrivere l’attuale situazione ci sentiamo un po’ degli ibridi, delle figure mitologiche a metà tra i giornalisti che applaudivano Colin Powell[13] mentre sventolava la boccetta di finta antrace e i giocatori di Resident Evil alle prese con la Umbrella Corps, ma così ci sentiamo se andiamo un poco indietro, a quel 18 ottobre 2019, giorno in cui si tenne l’Event 201 al Johns Hopkins Center for Health Security. Quel giorno si misero a cooperare i pezzi grossi del World Economic Forum e la Fondazione Bill & Melissa Gates, pronti ad ospitare una simulazione di pandemia globale.

Questa esercitazione di pandemia di massimo livello aveva lo scopo teorico di gestire e ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala di un'eventuale epidemia virale, ed è sempre e solo pura coincidenza che il virus utilizzato per la simulazione fosse proprio un coronavirus, con tanto di simpatico merchandising dato da piccoli peluche a forma di coronavirus.

Va ricordato, ma è sempre una pura coincidenza, che nel novembre 2013 la Fondazione Bill & Melinda Gates ha finanziato con 189,000 euro l'Istituto britannico Pirbright.[14] A luglio 2015 l'Istituto Pirbright deposita il brevetto per i coronavirus attenuati per essere usati come vaccino per prevenire malattie polmonari e respiratorie.

Il 24 gennaio 2020, dal sito ufficiale del Johns Hopkins Center for Health Security, hanno dovuto specificare che il loro scenario “era modellato su una pandemia immaginaria di coronavirus” e hanno “dichiarato esplicitamente che non era una previsione”.
Non prevediamo ora che l'epidemia nCoV-2019 ucciderà 65 milioni di persone. Sebbene il nostro esercizio da tavolo includesse un finto coronavirus”. [15]
Tutto questo marasma ha comunque fatto nascere una coalizione, sostenuta dall'onnipresente Bill Gates, che sta finanziando le ricerche biotecnologiche per sviluppare vaccini contro il “micidiale” coronavirus di Wuhan. Stiamo parlando di un investimento di 7 miliardi di dollari in uno sforzo congiunto con il National Institutes of Health, per utilizzare la sua piattaforma di sviluppo di farmaci genetici nella produzione di un vaccino sperimentale. Il colosso della biotecnologia Gilead Sciences sta anche considerando di riproporre un farmaco sperimentale precedentemente testato contro il virus dell'Ebola come trattamento per il ceppo cinese.

In conclusione, di questa pandemia sappiamo troppo. Abbiamo così tante informazioni a riguardo che, se messe tutte assieme, ci rendiamo conto che è attualmente impossibile fare previsioni. Nel peggiore degli scenari, i militari cinesi hanno “giocato” con la SARS ed è “scappato” un virus modificato ed ora il grande Partito comunista cinese sta facendo di tutto - e ne è altamente capace - per nascondere le informazioni; nel migliore dei casi si tratta invece dell’ennesimo esempio di marketing della paura: un focolaio epidemico in una zona sovrappopolata venduto come l’ottava piaga d’Egitto e questo, visto come ha perfettamente funzionato con il morbillo, porterà probabilmente la politica degli stati ex-sovrani ad adottare misure peggiorative. Stati scientocratici, legati a feticci mediatici, applicheranno in breve tempo il passaporto elettronico delle vaccinazioni e le industrie, invece che dedicarsi agli antivirali, medicine per persone malate, investiranno solo nel nuovo business delle medicine per i sani: i vaccini.

 

Corvelva

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